Il primo G7 sulla cultura, un segnale positivo, ma…

Parturient montes, nascetur ridiculus mus?

Quello del 30 e 31 marzo è un evento unico, mai visto in effetti. Un intero G7 dedicato alla cultura, voluto dall’Italia.

“Cultura come strumento di dialogo fra i popoli” è lo slogan usato per sintetizzare lo spirito con cui è nato questo G7, ed infatti ha messo a fuoco le grandi sfide che la comunità internazionale dovrà affrontare nei prossimi anni, sfide che intrecciano tutela e lotta al finanziamento del terrorismo, alle emergenze provocate dalle calamità naturali.

La promozione del dialogo interculturale e la creazione di una coscienza condivisa rappresentano uno strumento essenziale al servizio della collaborazione, dell’integrazione, della solidarietà, della crescita e dello sviluppo sostenibile. Non c’è alcun dubbio. Lodi all’idea tutta italiana, ……ma il patrimonio culturale nella sua genesi ha davvero questa funzione primaria di integrazione dei popoli o le stiamo chiedendo troppo? L’arte e i monumenti sono nati per divenire strumento di dialogo internazionale, elemento diplomatico, di negoziazione politica e interculturale? O pur essendo beni appartenenti alla collettività mondiale, essi rappresentano peculiarità culturali locali, espressioni identitarie di popoli e comunità?

Il discorso si fa complesso e rischia di divenire troppo concettuale e teorico, né possiamo smentire il fatto che il patrimonio mondiale sia spesso in pericolo, vessato da terrorismo e calamità naturali. Sacrosanto. Ma era davvero necessario smuovere il G7 per arrivare a conclusioni di questo genere? La salvaguardia dei siti e beni culturali è già un dovere noto di ciascun Paese e L’UNESCO già si occupa da molto tempo di tutela internazionale così come sono moltissime le iniziative che mette in campo in questo senso.

Forse sarebbe stato utile sfruttare l’occasione, (perché chissà quando si riparlerà di cultura, il prossimo G7 sarà sull’economia), per parlare anche di altro, per rilanciare un nuovo modello di politica dei beni culturali come nuovo timone di sviluppo e occupazione nel Mondo, definire standard mondiali per la qualità nella tutela, nella gestione e valorizzazione del patrimonio culturale, sottolineare l’importanza strategica dell’arte e del patrimonio culturale per uno sviluppo sostenibile, rispettoso del territorio e dell’ambiente e per rilanciare le aree più in difficoltà, soprattutto quindi tutti i sud del Mondo, con un piano di  preparazione, formazione e investimento affinché si raggiungano standard di qualità nella tutela-gestione univoci e condivisi a livello internazionale.

Probabilmente è ancora presto per dire se la montagna ha partorito il topolino, lode comunque all’idea di un G7 “culturale”. Speriamo ne seguano altri, magari con nuovi ambiti di discussione.

 


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Admin Editor Artjob.it
Si occupa di ICT nei Beni Culturali,
già docente in corsi e master presso l’Università la Sapienza,
Università di Camerino e Università del Salento.

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